lirik lagu chiodo - paradiso perduto
[strofa 1: kyodo]
sei ciò che sono, sono stato e sarò sempre
dolce vuoto colma abissi
ma l’eclissi brucia le ombre e mi nasconde
ciò che ti promisi e dissi
ho gli occhi fissi sui miei p-ssi
le mie impr-nte polaroid parlano di noi
sole e luna; non esiste la sfortuna
solo strane coincidenze, direzioni, ellissi;
traiettorie di pianeti noi sdraiati sopra l’erba
coi pensieri come panni al vento
ti rincorro per le vie del centro
col tuo respiro dentro come quando scrissi
i nostri nomi sulla quercia nei giardini degli dei
sublimi gli echi di una voce sola ora distante dalla
cruna stretta, nodi in gola strisciando sul fondo per
trovar la vetta sprecai nettare d’ambrosia per averti
perderti per possederti, breve l’estasi che vissi
nudo fui rapito dal dolore che m’ha partorito
in bocca ancora il gusto acerbo del frutto proibito
[strofa 2: murubutu]
come ti muovi, come risuoni
come risuona il mio cuore tra i poli
come ogni picco di luce completa il suo giro nel fuoco dei soli
come mi guardi, come mi scaldi
come componi l’insieme di parti
come ritorni a te stessa salendo le scale composte dai palmi degli altri
e io che ti cercavo fra i tigli, tra i gigli dei campi, i canti e gli zirli
cercavo un accesso al tuo mondo complesso
e inseguendo il tuo senso coglievo me stesso
come mi ascolti, quando mi scorgi, come risuona il mio cuore nei polsi
come trascini i miei occhi nel piccolo limbo dei baci nascosti
come mi vedi, come mi neghi, come mi sfuggi abbattendo i pianeti
ed era da subito un dedalo d’iridi quando dicevi “tu mi completi”
e io che ti sentivo fra i trilli, i profili dei lampi e le danze dei cirri
cercavo l’ingresso al tuo estro più intenso
e cogliendone il nesso coglievo me stesso, qui adesso
[strofa 3: kyodo]
fili di parole feeling fra gli amanti
tratti femminili fra i ritratti dei viandanti
l’armonia dei musicanti
nostalgia dei sogni infranti al suolo
noi stesi sulla sabbia
il faro illumina le navi, onde si infrangono sul molo
il fuoco dei falò che sale per l’ebrezza nel crogiuolo
ed arde senza fiamma fra le gocce di rugiada
brezza elettrica che in riva al mare
spazza via le nostre immagini riflesse per potersi riabbracciare
[strofa 4: murubutu]
ed era la strada perlata, lastricata di giada
più splendente degli ori della regina di saba
e il mio cuore esalava lava nell’area -ssolata
e volteggiava nell’aria calda come i fili di rafia
e lei era tutto il sentire, il mio limes sottile
la mia beatrice incorporea verso la nuova aurora a venire
la cicatrice di gloria che racconta la fine
e mi ricorda a memoria la storia della nostra stessa matrice
[strofa 5: kyodo]
camminando in bilico sul filo del rasoio senza mai voltarsi
perdersi per ritrovarsi ed incontrarsi
riconoscersi fra gli altri, fra gli astri, fra sguardi
fra battiti d’ali di cuor di ciglia ed attimi
dettagli magici, fra luci ed ombre
nel tuo sguardo metallo che fonde
sulla strada secca aroma ambrato e sconosciuto
sei la porta stretta suono acuto
la via del ritorno per il paradiso che ho perduto
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