lirik lagu caso - poco memorabile
[testo di “poco memorabile”]
prendi questo cielo in scala di grigi
nella foto in bianco e nero
è molto simile al reale
prendi le facciate delle case
appiccicate l’una all’altra
sembran fatte di cartone
quante volte, sotto il porticato
abbiam picchiato i piedi forte
convinti di farle cadere
oggi sono ancora lì allo stesso posto
che ci guardano dall’alto
e non temono alcun passo
prendi questa come una canzone tra le tante
poco memorabile, scritta da un anonimo cantante
che spesso ha puntato il dito contro il mondo
e ora prova a rigirarlo su se stesso
quasi comе una presa di coscienza o un’ammissione di colpa
o comе scusa per suonar la propria voce un’altra volta
abbiam riso di mio padre perché ha un italiano scarso
e ha rimpianti che san di 1900
ma al momento di levarci i nostri sassi dalle scarpe
ci siamo accorti di non aver saputo fare di meglio
siam stati cavalieri erranti del nuovo millennio
antieroi e antipatici un po’ persino a noi stessi
gridavamo forte contro i grattacieli
diretti discendenti dei mulini a vento
prendi come lecito il sospetto
che a romper le vetrine sia stata più l’invidia che la rabbia:
troppo lunga, il giorno dopo, quella coda
dei pretendenti al posto fisso in banca
tutti con le righe scritte bene, le esperienze formative
nella foto sorridenti, tutti san parlare inglese
e a ripeterci tra noi: “non siamo parte del sistema”
ma attendiamo il nostro turno
tutti quanti in fila indiana
tutti quanti in fila indiana
e ora in questo tempo devastato e vile
far la parte di chi è in lotta sembra quasi un’occasione
da chi fa partire il coro a chi sta in ultima fila
a chi sa far la voce grossa solo sopra una tastiera
c’è un megafono per tutti quando accendi raramente
hai un’idea di quanto è spesso il muro che hai davanti
forse siamo solo stanchi
di sentire le nostre voci ritornare così in fretta
chiediti dove son finite
ora le convinzioni di un tempo:
intransigenza e fierezza da sostenere
fino in fondo alla battaglia
o almeno fino in fondo alla notte
questo è il nostro mattino dopo:
la voce roca accordata un tono sotto
i sogni erano illusioni e si son spenti
tra le poche idee e i troppi mozziconi
però abbiamo imparato anche a sorridere
assieme alla premura
di sputare il fumo fuori dalla finestra
ci stringe un po’ al collo e un po’ ci somiglia
questa armatura moderna
da levarci con un gesto la sera
e riporre nell’armadio assieme alle altre
tutte uguali sulla gruccia
dentro sogni di ragazzi
giocavamo a far la storia con le nostre pistole di legno
siam cresciuti e siamo scesi in piazza
ma quelle nuove eran di plastica con il tappino rosso
ti ricordi i fucili, quelli veri, del tuo nonno cacciatore
sotto chiave in salotto?
troppo presi a fare “bang” con la voce
non ci siam chiesti ancora che fine han fatto
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