lirik lagu canzoniere internazionale - contrasto tra cittadino e contadino
[testo di “contrasto tra cittadino e contadino”]
cristo volle morì fra la gentaccia
la maggior parte gli eran contadini
quando se ne avvide gli cascò le braccia
disse: “son nelle man degli assassini”
gentilissimo pubblico, prestate attenzione
assisterete adesso allo storico contrasto
che oppone, in pubblica disfida
il cittadino di firenze al campagnolo delle signe
“come tu puzzi”, disse il fiorentino
“tu sei più lercio te d’una latrina
fai ritornare a gola il pane e il vino
la zuppa, la braciola e la tacchina”
“te con tutti gli stropicci i’ che ti fai
con quell’acqua di crusca e saponеtta
con tutti quegli odori che ti dai
dai fondamenti pеr infino in vetta
presto la vita tua terminerai
un sei più bono a regger la giannetta
ti resta solo il fiato per parlare
dimmi cosa ti conta i’ tu lavare”
“se fussi la giustizia vorrei fare
dei contadini tutti una brancata
e poi a livorno gli vorrei portare
a i’ porto dove giunge ogni fregata
poi gli vorrei b~ttare dentro n’i mare
per levar questa setta tribolata
e b~ttar giù, finché il mare non è pieno
senza rimorso né coscienza in seno”
“per pietà, fiorentino, o parla meno
lo vedo ben che t’hai perso il cervello
i’ contadin lavora il terreno
custodisce la pecora e l’agnello
e poi raccoglie frumento, paglia e fieno
custodisce la pecora e i’ vitello
l’opre di contadin son gran talento
bastano a prepararti i’ nutrimento”
“contadini, io non mi ci cimento
i’ contadino quando parla e becca
guardalo con la mano sotto il mento
in quella po’ di barba c’ha una zecca
dà più fastidio che l’inverno il vento
guardalo, con la lingua il piatto lecca
a quella mensa ove mangiate voi
ci mangiano maiali, vacche e buoi”
“i contadini biasimar tu vuoi
sai, dalla spina viene un bel rosaio
se leggi il libro degli antichi eroi
troverai giotto gli era un pecoraio
che pascolava gli animaletti suoi
senza dinanzi di tizzone o caio
prese una lastra bella e poi in quella
pitturava l’effigie di un’agnella”
“guarda qui, grullo, cosa mi favella
a ragionar di giotto un ti conviene
quello che fece lui un si cancella
quello che fece lui sta tutto bene
lascialo stare, parlarne un ti conviene
e un era un mammalucco come tene
te cosa ne ragioni, o montanaro
tu un sai nemmen dar bere a i’ tu somaro”
“certo, io non so e non imparo
perché un somaro è un ne i’ mi compagnia
l’ho trovato oggi, di per caso raro
a desinare in questa trattoria
oste, la venga qua, prenda i’ denaro
vi lascio il posto libero e vo via
che molte miglia c’ho da far di strada
do bere ‘i ciuco una mezzetta di biada”
“villan fottuto, contadino, bada
se avrò d’accordo gli altri fiorentini
vi metterò alla porta con la spada
l’ingresso proibirò pe i’ contadini
e a rifinar, vada come la vada
sian di piano, di poggio o d’appennini
sian di colline, di coste o di valle
e si rinserran tutti e nelle stalle”
“e noi, quando avremo pieno baliri, sacche e balle
che ogni raccolto a noi tanto ci preme
e quelle pesche colorite e gialle
‘gni genere di frutta ed ogni seme
e quei prosciutti, quei salami e quelle spalle
fra noi villani mangeremo insieme
tacche, piccioni, galletti e pollastre
e tu, grullarello, a firenze e mangerai le lastre”
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