lirik lagu bons (italia) - vivo davvero
[bons]
io non mi sono mai chiesto come sono
io che affrontavo i guai al freddo da solo
io volevo le hawaii, ma guarda dove sono
spero che un giorno capirai tutto quello che provo
io che mi sento perso se ripenso a quegli occhi
è meglio che non penso e che cancello i ricordi
rifletto nello specchio i miei pianti e i miei sogni
così se sarò vecchio ripenserò a quei giorni
in cui mi sentivo speciale e diverso dagli altri
non riuscivo a parlare figurarti a parlarti
non uscivo a ballare, stavo alle panche con gli altri
stavamo sempre a rappare e gli altri sempre a guardarci
stavo ad ascoltare quelli grandi un pò per imitarli
fino a quando non ho smesso di linciarmi
ho stretto i lacci delle scarpe, ho smesso di inciamparmi
ho retto i calci nelle gambe, ma tu non ascoltarmi
tu non pensare come penso io:
pure se sbaglio sono meglio
cercavo di calmarmi ad ogni tuo discorso
ma non è un gioco di sguardi se non è più corrisposto
solo i veri sanno, solo chi c’è da più di quest’anno
e questi parlano, ma non san con chi cazzo stan parlando:
ho speso notti a fare il free col freddo e il ghiaccio
e sento ancora questi qui dire “faccio il disco dell’anno”
io mi sono rotto il cazzo, posso cantare e fare melodie
ma quelle strade avevan cose che io ho reso mie
stavo con pirahh giù al mat a far le prime barre:
una cartina, il boom bap e scappare dalle guardie
ritornello
io fra vivo davvero e non aspiro a sanremo
da bambino piangevo perchè io ero già stanco del mondo
con la biro ci spero, ora scrivo il sentiero
mentre vivo davvero il mio sogno
ora vivo davvero, questa biro è il mio credo
voglio solo brillare, (yaaa)
il destino è un mistero, resto vivo e lo inseguo
ma non so dove andare (nooo)
[pirahh]
io cercavo solo pace in me, (solo pace)
non chiedevo altro: solo fare rap
notti magiche col freddo e un calice di vino per scaldarci
dentro a un cerchio in cui distrarsi sembra facile
ma impari che non è panacea. un uomo in para crea
fra alti e bassi come la marea. lei mi amava e ha
il mio cuore in tasca. io ho scelto un’altra notte sul terrazzo
osserve il vento: danza. leggo kafka: lento narra
che amare non è un problema
come un veicolo non è un’arma. è solo il conducente
che lo rende tale, è vero anche se prende male
proprio per questo la gente scappa
ma io no, mi son rotto il cazzo
voglio vivere di petto e voglio crepare d’infarto
voglio sfondare quel letto quando lo facciamo
tanto che importa che son freddo se poi ci scaldiamo (o no?)
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