lirik lagu apotheosis (ita) - serendipity
[testo di “serendipity”]
[strofa]
apparteneva a un’altra epoca, una perla
nell’oceano cristallino, lo scopo della china sul quaderno
mentre vivo un altro eterno inverno sento
gli xenomorfi fuoriuscirmi dallo sterno
l’essenza della grafite svilisce in tua assenza
perché non respiro solo ossigeno ma anche pestilenza
la luminescenza del tuo viso
scandisce la cadenza delle mie parole
perché senza l’ambivalenza della mia follia
la sanità non ha più una sua attinenza
i miei pensieri sono aridi, ibridi tra il deserto nelle mie iridi
e i paesaggi floridi a cui gridi mentre sorridi perché sei
dualità dell’essere, malignità e malessere
se tu fossi mida saresti oro tra le lettere
diffidi dei miei occhi spenti
ma essi dirompenti penetrano i tuoi lineamenti
percorrendo il flusso dei pianeti ed i loro allineamenti
sei la galassia stessa
riflessa nella nebulosa, erosa nel mio animo, estromessa
dal tempo, mi disanimo perché sei impressa
nelle mie cadute mentre claudico
rimuovi questo veleno dalle labbra, perlomeno posso vivere
senza soffocarmi ed evocarmi
nel rivestimento del tuo cuore che tende a sfocarmi
esperimento fotografico che propende a collocarmi tra le ombre
vivo nelle tenebre latebre tra le palpebre, recido le mie vertebre
per camminare funereo illuminato da una lanterna d’etereo
mi annido nel trionfo sidereo di osservarti
e capire finalmente che sei una cometa
il cui scopo è dirimersi nell’atmosfera
anacronistica per questo mondo, il tuo posto è nell’era vittoriana
dove l’eleganza vigenza coriacea come l’ossidiana
e la morte dipana la complessità di vivere
ma scrivere emana la mia volontà profana
di effigiarti nel concetto di felicità malsana
se mi avessi completamente compreso saresti impazzita
perché traggo giovamento dal dolore come un cen0bita
infatti la mia anima annerita è il calamaio che funge da calamita
dei miei testi, ergo la mia dipartita
i miei sentimenti ormai sono estern~z~oni attoriali
mere immedesimazioni teatrali
gocce di piovaschi, fiaschi derivati dal metodo stanislavskij
non riesco più a sentirmi me stesso mentre penso
“sto sbagliando” ma non importa perché sbagliare lo apprezzo
piuttosto che cadere vittima di una vittoria pirrica
mendica il tomo della mia esistenza
è uno scritto apocrifo privo di valenza
recluso nella sonnolenza di un corpo che ha raggiunto la sua massima capienza
due atomi si scindono proebendomi la covalenza
e la mia energia si accinge a una scadenza
sono uno psicopatico
latito nel cuore di una donna in un immenso statico
provo l’ebbrezza dionisiaca di annullarmi
come potresti mai ascoltarmi
io sono imperfetto e lei era il mio litio, il mio libro
che leggevo e rileggevo per trovare il mio equilibrio
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