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lirik lagu anastasio - il fattaccio del vicolo del moro

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[strofa 1]
vi prego signor questore, per favore
vogliate risparmiarmi quanto meno quest’ultima umiliazione
scioglietemi i polsi, almeno per adesso
poi mi riammanettate, quando verrà il processo
sempre stato un uomo onesto, modesto e lavoratore
e la mia mano così ferma nel battere il martello
è la stessa che al mio stesso fratello poi sp-ccava il cuore
lo sa solo il signore quanto pesa ‘sto fardello
e quanto dice il giornale stamane è vero
fatemi raccontare e vi giuro sarò sincero
vivevo con mia madre e mio fratello al vicolo del moro
la sera, quando tornavo dal lavoro, mamma era in soggiorno
bella, che faceva la garzetta e che cantava tutto il giorno
ma poi gigi, mio fratello, cambiò di colpo
si fece prepotente, non voleva darmi ascolto
frequentava i peggio ambienti con la peggio gente
e quando ero -ssente veniva a fare il prepotente con mamma
lui svuotava i c-ssetti e lei non diceva niente
sempre calma, sempre buona, muta come una santa
eppure quando tornavo la sera era bianca come la cera
taceva, più non cantava, pregava e piangeva
le dissi: «mamma, quant’è vero iddio
se ritorna ancora non rispondo più manco del nome mio»
e mi disse: «no, per l’amor di dio, gigi non è più lui
è colpa degli amici , p-sseranno i giorni bui»
andai da gigi a dire: «mamma sta male, la vuoi piantare?
se muore di crepacuore non ti saprò perdonare»
e lui mi rise in faccia
«io faccio quello che mi pare, che ti piaccia o non ti piaccia»
e mi lasciò così, senza nulla da dire
tornai a casa, diedi un bacio a mamma e me ne andai a dormire

[strofa 2]
il giorno dopo mi parve di sentire una lotta
e c’era mamma che strillava con la voce rotta
diceva: «gigi, ridammi l’anello, era di papà
ti prego, non ti compromettere con tuo fratello»
«di mio fratello non m’importa un fico secco
se vuole -ssaggiare il coltello son qua che l’aspetto»
embè fu un attimo, saltai giù dal letto e scesi giù in salotto
me lo trovai con le braccia incrociate in petto
mi guardò con il suo sguardo da reietto e mi disse:
«che vuoi?»
«che voglio?!
voglio che te ne vai e che non torni più da noi
e che la smetti di fare il prepotente con gli amici tuoi
che torni come prima, che ti cambi questa faccia
senza fare storie, senza che ci fai tanto il boiaccio»
e disse: «a ‘sto santerello serve una lezione vera»
prese un coltello, lo mise dietro la schiena
mamma urlava, spingeva, lo cercava di fermare
ma lui le dà una spinta e continua ad avanzare, poi
alza il coltello, carica il colpo e sferra
ma mamma si mette in mezzo, dà una strilla e crolla a terra
«tu m’hai ammazzato mamma, b-st-rdo, caino, ‘nfamone!»
gli saltai addosso con la foga di un leone
gli fermai la mano, presi il coltello, glielo strappai
vidi tutto rosso e poi menai
menai

[outro]
le senti le campane?
sarà mamma che p-ssa
lasciatemi andare al funerale


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