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lirik lagu giorgio gaber – il febbrosario

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[parlato:] s? d’accordo, d’accordo, sono un po’ egoista, certo, ma non ? mica sempre una qualit? negativa, no. per un artista, per esempio, ? essenziale. “lei sarebbe giusto”, mi disse un critico, “? distaccato e egocentrico, dovrebbe solo essere un po’ pi? serio, cerchi di sensibilizzare il dolore, la disperazione, la faccia ? abbastanza pat-ta, lei ? nato per fare la persona colpita da grave lutto, ma mi raccomando: soffra, la cultura lo esige!”.
la cultura… ne ha ammazzati pi? la cultura della bomba atomica!

un oggettino piccolo, di vetro. il mercurio che sale adagio, perfetto. il termometro: che bell’oggetto!

trentasette e uno:
una leggera alterazione
dolce, non violenta
da coltivare
senza antibiotici, senza aspirina, guai!
come la vivo la mia febbrina.

trentasette e tre:
sto tremando di freddo
sto proprio tremando
siamo al 15 di agosto, stupendo!
voglio un’altra coperta
non mi basta, mi ci vuole un cappotto.
trentasette e otto…

un posto qualunque
un posto per star male
una palestra o un ospedale
forse come un collegio
o come un seminario
un febbrosario
un febbrosario.

quando sono entrato
avevo una valigia, gli occhi rossi
e il viso un po’ umido.
mi sono presentato
ma senza esagerare sulla febbre
perch? sono timido.
“trentasette e sei”, ho detto
meno di quello che avevo, che bestia!
una finzione ispirata dalla modestia.

io senza esperienza
e loro cos? sensibili e caldi
cos? sofferenti.
io pieno di speranza
peccato il primo giorno li ho sent-ti
un po’ diffidenti
ma poi, il momento pi? bello:
? l’ora dei termometri di vetro
? l’ora dei termometri bianchi
l’argento del mercurio riscaldato dal tuo corpo
piano piano sale, sale, sale.

? l’ora del silenzio dei malati
che dura tre lunghissimi minuti
ognuno se lo tiene sotto il braccio
trepidante di emozione
con la gioia e la paura della sua misurazione.

ci si pu? sentire anche madri con la febbre
una madre che stringe il suo figlio di vetro.
e poi, la lettura:
trentasei e nove: fregatura
trentasette e uno: non ? nessuno
trentotto
trentotto e mezzo
trentanove
trentanove e nove
con una voce che non si sente neanche il suono:
che uomo!

in questo febbrosario
quello che sta male pi? degli altri
? il pi? sensibile e importante.
? proprio necessario
avere la tendenza a migliorare
a progredire gradualmente.
diffido dei febbroni:
spettacolari, poi niente
estremismo: malattia infantile.

dentro si mantengono le cl-ssi
e quelli che rimangono pi? indietro
si mettono a applaudire
a festeggiare i pi? malati
e poi a dire bravi, bravi, bravi!
e poi c’? anche una novit? politica:
l’intercambiabilit? dei protagonisti
che possono cambiare quando…
? l’ora dei termometri di vetro
? l’ora della nostra affermazione
la febbre non mi deve regredire
? questione di prestigio
devo essere ambizioso
il dolore ? un privilegio!

“s?, io, io sono il pi? malato!
sto malissimo, sto sudando
io, io ho inventato il sudore
ho sudato io per primo
sono un lago, sono il migliore
sono meglio di tutti voi
sudo talmente che non piscio mai!”
me ne vado, me ne vado
li ho tutti contro.

[parlato:] ci siamo murati dentro!
ci siamo murati dentro!
ci siamo murati dentro!
[in coro:] siamo murati dentro!
siamo murati dentro!
siamo murati dentro!
siamo murati dentro!


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